Del cassetto della Nonna
Entro
nella tua stanza in punta di piedi, come se ti potessi disturbare.
Le persiane sono chiuse, la tenda abbassata, ma il sole filtra e sottili lame di luce illuminano l’ambiente.
Il letto, alto, è rifatto. Sopra la coperta rossa, damascata, quella bella, che mi piaceva accarezzare. “Non toccare, che si sciupa!”.
Mi avvicino al tuo comodino, apro il tuo cassetto. In perfetto ordine c’è la tua corona del rosario, la Filotea, il fazzoletto e le “caramelle a carrubba”. Ci sono anche le chiavi del baule…ecco, quelle veramente fuori posto, visto che le tenevi sempre in tasca, come se dentro ci fossero tesori…che altro non erano che vecchie lettere e fotografie. Ci sono le grosse forcine di corno, con le quali bloccavi la tua crocchia di capelli grigi, bellissimi, tutti onde, che hai mantenuto fino all’ultimo, insieme ai tuoi denti bianchi e perfetti, perle intatte, nonostante le innumerevoli gravidanze e gli interminabili allattamenti. Eppure tua sorella, invidiosa, al tuo primo spasimante che ammirava la tua bellezza aveva ricordato “Cu s’innamura di capiddi e denti s’innamura ‘i nenti!” °
Le persiane sono chiuse, la tenda abbassata, ma il sole filtra e sottili lame di luce illuminano l’ambiente.
Il letto, alto, è rifatto. Sopra la coperta rossa, damascata, quella bella, che mi piaceva accarezzare. “Non toccare, che si sciupa!”.
Mi avvicino al tuo comodino, apro il tuo cassetto. In perfetto ordine c’è la tua corona del rosario, la Filotea, il fazzoletto e le “caramelle a carrubba”. Ci sono anche le chiavi del baule…ecco, quelle veramente fuori posto, visto che le tenevi sempre in tasca, come se dentro ci fossero tesori…che altro non erano che vecchie lettere e fotografie. Ci sono le grosse forcine di corno, con le quali bloccavi la tua crocchia di capelli grigi, bellissimi, tutti onde, che hai mantenuto fino all’ultimo, insieme ai tuoi denti bianchi e perfetti, perle intatte, nonostante le innumerevoli gravidanze e gli interminabili allattamenti. Eppure tua sorella, invidiosa, al tuo primo spasimante che ammirava la tua bellezza aveva ricordato “Cu s’innamura di capiddi e denti s’innamura ‘i nenti!” °
La
corona del Rosario…ne avevi tante; era il regalo richiesto da ogni viaggio.
Ricordo il mio imbarazzo, nella mia prima andata a Parigi, visto che non
conoscevo il termine francese. Finì che tirai fuori dalla borsa la mia e
l’omino disse: “Ah, le chapelet!” e mi diede un rosario d’ulivo, che poi hai
voluto fosse sepolto con te. Le tue corone erano levigate dall’uso: pregavi
senza posa e per le litanie (rigorosamente in latino), ti mettevi in ginocchio
appoggiata ad una sedia. Prima di andare a dormire te ne avvolgevi una al
polso, perché la Madonna proteggesse il tuo sonno.
La
Filotea…vecchio libro di preghiere, accanto ai tuoi occhiali. Lì trovavi tutte
le tue devozioni, ma non eri una bigotta ignorante: conoscevi le Scritture,
avevi curato molto la tua formazione umana e spirituale, tu grande divoratrice
di libri, tu che avevi sempre un libro sul comodino e uno nelle grandi tasche
del grembiule.
Il
fazzoletto profumato…”Che sono questi cosi di carta? Bisogna avere un bel
fazzoletto, possibilmente ricamato e profumato. Già essere vecchi non è bello,
se non ci si profuma è peggio!”
Ma
l’elemento più interessante per noi bambini era il pacchettino bianco in fondo.
Da lì uscivano le caramelle di carrubba, panacea per tutti i mali: ci fosse la
tosse o si avesse il mal di pancia, una caramella risolveva tutto. Quando
eravamo un po’ cresciute consolava dalle delusioni d’amore o portava pace dopo
una litigata.
Quando
oggi le ho viste, in una piccola bottega, le ho immediatamente comprate. Ne ho
scartata una, con voluttà quasi, e in quel sapore ho ritrovato te e il mondo
dell’infanzia, il tempo in cui una caramella aveva il potere di sanare tutto,
il tempo in cui la nonna saggia riusciva a risolvere, con la sua fede e la sua
esperienza, ogni problema, il tempo in cui in un abbraccio si scioglievano
tutte le tensioni.
Stavo
sempre con te, io ero il tuo “infermiere di Tata”, tu mi hai insegnato a
cucinare e mi hai dettato le tue ricette di casa “perché poi, quando muoio, devi
cucinare tu, ché tua madre non è cosa”
Custodisco
gelosamente quel quaderno. La Stella, coi suoi primi tentativi culinari, ha
strappato la copertina, le pagine sono ingiallite, ma, quando ho un dubbio,
torno sempre lì a controllare. Erano ricette senza dosi, “ad occhio”, con tanti
soffritti (e per questo così buone), tanto tu avevi uno stomaco di ferro!
Quando
il tuo cuore cominciò ad essere ballerino, non volesti che si intervenisse con
uno stimolatore: “Poi quel coso non mi fa morire, se è giunta la mia ora. Noi
non siamo padroni della vita.”
Te
ne andasti la mattina di Natale, fra qualche giorno saranno 30 anni, con in mano il
biglietto della spesa con le cose da comprare per il pranzo, dopo aver
raccomandato alla Zia Romana di cucinare lei il capretto “perché solo tu lo sai
fare come me, tua sorella lo ammazzerebbe un'altra volta”.
Quando
il Genitore, in segno di lutto, aveva cominciato a smontare albero e presepe,
la Comandante tuonò: “Non togliere nulla, anzi, accendi le luci: la Mamma ama
il Natale”.
E
così te ne andasti in gloria, con la casa illuminata e il capretto dei giorni
di festa, circondata da tutti i tuoi figli e nipoti, venuti per festeggiare il
Natale di Nostro Signore e inconsapevoli che, invece, avrebbero celebrato il
tuo.
°"Chi si innamora di capelli e denti si innamora di niente", poiché denti e capelli non sono beni durevoli
°"Chi si innamora di capelli e denti si innamora di niente", poiché denti e capelli non sono beni durevoli
Wow... bellissimo ricordo della tua nonna...
RispondiEliminaNon ho parole, davvero una gran donna.
Maira
Le nonne..<3.. se non ci fossero state ...si sarebbero dovute inventare...
RispondiElimina:'
Bellissimo ritratto di donna.
RispondiEliminaI ricordi tengono in vita coloro che non sono più tra noi.
Quando però la malattia irrompe con tutta la sua forza devastante i ricordi aggiungono dolore alla sofferenza.
Come ho già scritto in questo spazio,i miei ricordi di Natale sono intrisi di rimpianti e malinconia.
Oggi solo la Fede mi spinge a rinnovare l'attesa del Cristo nel mio cuore ma non ho certo voglia di addobbare o festeggiare.
È un momento difficile,so che ci sono persone nel mondo che soffrono molto più di me e che io sono fortunata ad avere tutto quello che ho.
Ma...la bambina che aspettava con trepidazione l'unica tombolata a cui era invitata perché gli altri parenti festeggiavano peri fatti loro,quella bambina soffre ancora.
Bellissimo ricordo.........
RispondiElimina@ tutte. Sì, la Nonna era grande e in questi giorni ne sento la mancanza più del solito. Nelle feste il senso della perdita (o, meglio, della lontananza) è più forte. Resta la bellezza di quanto ho ricevuto.
RispondiElimina@ Solsido:è inevitabile che quando entra la malattia qualcosa cambi. Io ho perso la "magia" quasi infantile del Natale che mi caratterizzava da quando il Genitore si è ammalato. Rimane l'attesa gioiosa della fede, rimane il desiderio di creare ricordi per il bambino e i ragazzi, ma la bambina festante di prima non c'è più.
Toccante questo tuo post. Una nonna di luce, come in parte la mia. Stesse caramelle e corona in finto cristallo.
RispondiEliminaChe ritratto emozionante. Mi ha ricordato la mia bisnonna, anche lei donna dai tanti figli ma rimasta bellissima, coi capelli lucenti raccolti e sempre in ordine, un filo di perle al collo, golosa di cioccolatini, teneva la Filotea sul comodino (che ora è passata a mia mamma, sua nipote) e anche lei è morta la mattina di Natale, con la casa piena di parenti (compresi noi venuti da Bologna) per festeggiare... Passano gli anni ma è sempre tutto così vivo.
RispondiElimina@ Mel: bellissima la tua definizione: veramente una donna di luce, dal sorriso bellissimo e aperto. Un modello da seguire.
RispondiElimina@ Ilaria: ...perché il dono che ci è stato fatto non muore. Grazie della tua testimonianza.
Che stupendo post, io che non ho conosciuto le mie nonne (ma avrei tanto voluto...) mi sono "bevuta" ogni tua parola: è vero che le persone che abbiamo amato restano sempre in noi e vivono con noi...
RispondiEliminaUn caro saluto
Carmen
Che bel racconto quando sento parlare di nonna mi soffermo sempre. Hai descritto perfettamente tutti i particolari. Bellissimo ricordo. Ilaria
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