Di Luciuzza

Luciuzza ha 83 anni ed è diventata uno scricciolo. Da un anno la sua mente vaga in un'indistinta terra di mezzo in cui finalmente ha trovato riposo dagli affanni e dalle preoccupazioni di una vita. 
Seconda di 6 figli e per 11 anni unica femmina, è stata per i suoi fratelli prima e per i suoi genitori poi, la mamma premurosa e servizievole, quella che non dice mai di no e non risparmia le proprie forze pensando sempre e soltanto al bene dei suoi. Parsimoniosa all'eccesso, è sempre stata generosissima con chiunque avesse bisogno. Abile e attivissima , le sue mani hanno tagliato, cucito, ricamato, impastato, lavorato a maglia e all'uncinetto (anche coi ferretti da calza!), ma anche tinteggiato, lucidato e riparato fili elettrici. Nessuna arte manuale le è rimasta oscura.
In tutto questo suo operare in casa e fuori, collaborando anche in campagna per la raccolta delle olive o la vendemmia, non ha avuto il tempo per formarsi una famiglia. Avrebbe dovuto lasciare i suoi, che avevano bisogno di lei e per questo lei, coraggiosissima per tutto il resto, non aveva sufficiente animo
Ha sempre voluto imparare cose nuove. Quando, un paio di anni fa, le ho mostrato una tovaglia dipinta a mano da una mia amica lei, a 80 anni suonati, mi ha detto: "Non credo sia difficile. Potrei imparare...". E ancora, con le mani deformate dall'artrite e con gli occhi velati dalla cateratta, continua a lavorare a maglia e a fare bordi e tramezzi all'uncinetto e chilometri di punto a giorno, perché le mancherà la testa per ricordarsi di spegnere il gas, ma le mani si muovono da sole per continuare a creare cose belle.

E' lei che mi ha messo in mano l'ago e il telaio quando avevo solo 3 anni.

E' lei che mi ha incoraggiato a coltivare le "arti femminili" quando la mia generazione "che aveva studiato" le aborriva come la peste, come segno di vecchiume e di asservimento alla casa.

E' lei che mi ha sempre spinto ad imparare nuove cose e nuove tecniche, anche quando mia madre, donna pratica e poco sognatrice, mi invitava, più prosaicamente, ad occupare il tempo libero riposando o pulendo casa.

E' da lei che ho imparato a scucire e a ricominciare da capo perché "a rifare c'è tempo, ma un lavoro "mmuddutu" (raffazzonato) ti resta per sempre e poi te ne penti".

E' da lei che ho imparato ad impastare il pane che lei preparava una volta la settimana nell'enorme madia in cui faceva due impastate, alzandosi alle 4 del mattino e svegliandomi solo quando dovevo "fare i pugni" e dare la forma alle pizzette e alle pagnotte.

Ora l'età l'ha spinta in un'oasi serena in cui non entrano più le angosce della quotidianità e le preoccupazioni per le malattie e le bollette.
Ora tutto è bello, tutti le vogliono bene e con la civetteria che da signorina perbene non ha mai avuto, può dire con piacere: " Ho delle belle gambe. Ho sempre avuto delle belle gambe, me lo dicono tutti".

Auguri, zia Lucia

Commenti

  1. In queste immagine che hai narrato ritroviamo le nonne, le zie di un tempo... e c'è tanta nostalgia!
    Però è bello sapere che è ancora li con voi, anche se in un mondo a se. Ogni tanto credo, riesca a fare capolino da quel mondo ed è sicuramente felice di avervi tutti accanto!

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  3. Auguri in ritardo, zia Lucia. E spero che nelle Terre di Mezzo sia divertente chiacchierare con gli Elfi mentre si sferruzza...

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  4. Commuovente il tuo racconto... Una donna che ha rinunciato alla sua vita per stare accanto agli altri, da ammirare davvero... Io credo che delle volte non c'è bisogno di avere figli per essere mamme, bisogna avere l'istinto... C'era una zia di mio padre che era così con i bambini, tutti i nipoti e i figli dei nipoti la amavano... Peccato che il cancro se la sia portata via giovanissima... E' bellissimo che sia così spiritosa nonostante la malattia... La malattia peggiora solo chi ha già l'animo sporco (mia suocera ne è un esempio, lei ha solo 54 anni ed è già in quella terra di mezzo chiamata Alzheimer, ma era una persona cattiva già prima, ora non poteva assolutamente migliorare!)

    Maira

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