Della straordinarietà dell'ordinario
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In
un ufficio giace da quasi vent’anni una pratica “camurriusa”, che è passata di
mano in mano a decine di impiegati che hanno contribuito a complicarla sempre
più, come un inestricabile nodo gordiano.
Tanti
si adoperano per cercare di dipanare la matassa, ma alla fine tutti gettano la
spugna. E’ come se il diavolo ci avesse messo la coda: risolto un problema se ne
presenta un altro, il funzionario incaricato va in pensione o viene trasferito,
muore qualcuno ed è necessario ricominciare da capo…un incubo. Ormai è
considerata una causa persa e poi…
Capita
che ci sia un’impiegata alla quale, per caso, si chiede un’informazione e che
si prenda in carico, con semplicità, la faccenda.
Capita
che, come al solito, si presenti qualche difficoltà, ma che lei non molli,
perché anche per lei è diventata una questione di principio e ripete: “questa cosa si deve risolvere”. Per
questo smuove mezzo mondo, fa decine di telefonate, allinea e dispone con
precisione certosina carte e documenti, finché, finalmente, telefona a Dolcezze
e le dice: “Può venire: abbiamo risolto
tutto, però mi chiami prima perché, sa, non sono ancora andata in ferie e non
vorrei che facesse il viaggio a vuoto”. E quando Dolcezze arriva scopre che
in realtà lei non è andata in ferie proprio perché doveva sistemare questa pratica.
Non
è una persona amica e nemmeno una conoscente, non si tratta di un lavoro che
rechi un qualche vantaggio economico o di immagine all’impiegata: lei sta solo svolgendo
i suoi compiti ed è dispiaciuta che nessuno abbia chiuso la pratica prima.
Perché, alla fin fine, non esistevano problemi reali, ma solo la scarsa volontà
di seguire un lavoro noioso e con scarse soddisfazioni. Ci voleva “un mulo”, che non cerca di evitare le
fatiche ma fa quello che deve, per risolvere tutto.
E Dolcezze contempla con ammirazione la silenziosa e oscura opera di chi non smette di fare il proprio dovere nonostante l'inciampo di fannulloni e furbetti del cartellino.
E Dolcezze contempla con ammirazione la silenziosa e oscura opera di chi non smette di fare il proprio dovere nonostante l'inciampo di fannulloni e furbetti del cartellino.
Ed è triste che sembri straordinario ciò che che dovrebbe essere la norma.
No, non è triste: è meraviglioso che esista gente così, che il suo lavoro al meglio non per altro motivo che perché è il suo lavoro e perciò si deve cercare di farlo bene. Sono queste meravigliose persone, che senza incentivi speciali fanno quel che devono, quelle che mandano avanti il mondo; oppure, guardandola da un altro lato, è perché nonostante tutto ci sono persone così che il mondo va avanti nonostante tutto. Triste, invece, è che tu abbia dovuto aspettare l'apparizione di una di questi ordinari prodigi per avere quel che ti spettava, ovvero un lavoro ben fatto.
RispondiEliminaTanto di cappello!
RispondiEliminaCe ne fossero di più persone così, il mondo sarebbe senza dubbio migliore.
E' proprio vero...ma meno male che finalmente la tua pratica sia finita nelle mani giuste.
RispondiEliminaIntanto evviva! Per te e per l'impiegata modello. Fa bene leggere queste storie che riguardano un po' tutti o potrebbero riguardare tutti.
RispondiElimina@ tutti: se ho voluto raccontare questa storia è proprio per ricordare chi fa andare avanti il mondo, senza applausi e riconoscimenti. E meno male che ci sono persone così!
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