Di Peppino e considerazioni a latere

Con le buone maniere si ottiene tutto, decisamente. 
Dolcezze ha vinto la sua lotta con Peppino e, dopo le minacce il lavoro è andato avanti e, finalmente, è stato ultimato, bloccato e indossato.

Scherzi a parte, è stata un'impresa veramente titanica.
Quando Dolcezze raccontava di Peppino era veramente furiosa e, per giunta, poteva dare la colpa solo a sé stessa. La Nonna Devota le aveva insegnato  il diritto e il rovescio, che le avevano permesso di fare parecchie cose ma, a dire la verità, la maglia non l’aveva mai appassionata più di tanto. E’ stata l’Isola Creativa a rinnovare il suo interesse e in questi ultimi anni Dolcezze ha ripreso a sferruzzare. Mai però si era cimentata in punti traforati, finché Rosa non l’ha costretta incoraggiata proponendo sull’Isola Creativa un Cal per la realizzazione dello scialle Peipponen. Quell’incosciente, senza valutare il proprio livello di partenza, le proprie competenze di base e le conoscenze tecniche si è imbarcata nella folle impresa che, appunto, si è rivelata veramente temeraria. Ha scucito cento volte e centouno volte ha rifatto, ha imprecato, perso sonno, si è fatta venire i crampi alle mani dovuti alla scorretta postura, ha inviato benedizioni alla Proffa, sempre disponibile a correggere e istruire …ma non ha mollato e ora può mostrarvi, in tutto il suo splendore, il suo Peppino...


...Peppino e non Peipponen, perché, come l’occhio acuto della severissima Proffa ha individuato da una foto, in tutto quel cuci e scuci il modello ha subito delle variazioni (di cui, ovviamente, Dolcezze non si era assolutamente accorta, figuratevi!) che lo rendono imperfetto decisamente unico.
Dolcezze è molto contenta, e non solo perché lo scialle è bello e perché ha imparato cose nuove (e voi lo sapete che questa è una sua fissazione), ma soprattutto perché non ha mollato.

Da qui è partita la sua riflessione, anche sulla base delle ultime esperienze scolastiche: l’alunno beccato a copiare la versione dal secondo telefonino, l’altro che dinanzi al testo latino dice: “Non ce la posso fare”, l’altra che ha cambiato sezione perché il prof di matematica è troppo severo, l’altro ancora che entra a seconda ora per scansare l’interrogazione, il genitore che giustifica l’ingiustificabile adducendo le motivazioni più varie e non ammettendo l’unica vera: il figlio non vuole studiare…e via discorrendo. 

Peppino non era un obbligo, ma era una sfida alla quale Dolcezze non voleva sottrarsi…e non si è sottratta. Ha avuto la costanza di andare avanti, l’umiltà di riconoscere di avere sbagliato, la pazienza di scucire, la volontà di insistere... e non perché è brava, ma perché è stata educata a non mollare dinanzi alle difficoltà e  a ricominciare sempre da capo, dinanzi ad uno scialle come dinanzi alla vita. “Schiena dritta, testa alta e avanti!” era il motto del Genitore che, quotidianamente, continua a restargli fedele, “Avanti!” continua ad essere il suo motto, e questo ha sempre cercato di insegnare ai suoi figli e ai suoi alunni, ma non sempre ci riesce, anche perché sembra che queste idee non siano più di moda.
I ragazzi pensano che tutto sia loro dovuto, che le difficoltà non ci debbano essere, che tutto debba essere facile e immediato. Spesso non comprendono che un risultato presuppone impegno, applicazione e costanza e in questo troppo spesso sono supportati dalle famiglie. 
Come potranno affrontare le difficoltà della relazione con colleghi e dirigenti se, al primo problema, cambiano classe e /o scuola? Come potranno portare a termine un progetto, restare in ufficio fino a tardi, programmare, progettare, se risulta loro faticoso un impegno che sia appena appena più impegnativo, se fanno fatica ad alzarsi presto, se la responsabilità dei loro fallimenti è sempre da attribuire a qualcun altro?
Quando Dolcezze era studente non si è mai permessa di giudicare un suo docente e, quelle pochissime volte che ci ha provato, è stata fortemente redarguita dai Genitori. Quando ha cominciato ad insegnare, i padri e le madri dei suoi alunni riconoscevano le inadempienze dei figli e le raccomandavano la severità (era molto giovane allora). L’aneddotica ricorda di un alunno salvato a stento dai violenti scappellotti della sanguigna genitrice…ma era il secolo scorso. Oggi i genitori tendono a coprire, giustificare, accusare altri e sta venendo su una generazione di deboli. 
Certo, non si può generalizzare, ma una conferma indiretta arriva quando, dinanzi a colpe ben più gravi di un’impreparazione assistiamo a madri (e padri) che affermano: “Mio figlio non è un mostro! E’ un bravo ragazzo”.

Commenti

  1. Grazie delle benedizioni! :))) E grazie della soddisfazione che mi hai regalato nel portare a termine questo bellissimo scialle. Le piccole imperfezioni non si notano. Sarà sicuramente uno dei tuoi lavori più ammirati.
    Un abbraccio,
    Rosa

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    1. Grazie a te per avermi sostenuta. Se non ci foste state voi dell'Isola Creativa certamente non avrei cominciato questo lavoro. e il bello è che ho voglia di imparare qualcos'altro!

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  2. Lo scialle è bellissimo e meriti tutti i complimenti del caso e anche qualcuno in più, perché oltre ad essere bello è ENORME :)

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  3. Però gli alunni fanno bene a giudicarci, e facendolo dimostrano di avere spirito critico.
    Mentre fanno malissimo a cercare scorciatoie, e non parliamo dei genitori che li appoggiano.

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  4. Enorme è enorme, è vero...ma è stretto e non intralcia. Grazie per i complimenti, ma il merito è della proffa.
    Sul giudizio degli alunni concordo, ma quando è motivato, non quando è una scusa per fare poco e male. Sui genitori...meglio non parlare, va!

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