Dei libri dell'anno 25: Il cuore selvatico del ginepro






Ancora una storia di donne. 
Stavolta l’azione ha una collocazione spazio-temporale precisa, la Sardegna di fine Ottocento, che è un mondo chiuso, arcaico, in cui permangono tradizioni, usanze e credenze ancestrali, in cui una bambina settimina che nasce la notte di Ognissanti con i denti e la “coda” è già bollata e destinata a morire.  Certamente diventerà una coga, una strega, e per questo dev’essere immediatamente eliminata. ll padre, però,  non ne ha la forza e l’abbandona al gelo della notte, sperando che tutto si risolva da sé. Ma la bambina sopravvive e viene salvata dalla sorella, Lucia, che le dà un nome, Ianetta, e le rivolge le uniche attenzioni che la bambina avrà nella sua vita. 
Rifiutata dalla madre, che la odia, dal padre che la teme, dalle persone di casa e dal paese, dallo stesso prete che le rifiuta il Battesimo, cresce da sola  e riesce a resistere agli attacchi di tutti, cavandosela sempre. 
Quando una serie di disgrazie colpisce la famiglia, è ovvio che sia lei l’unica responsabile, e la stessa Lucia, ad un certo punto, comincia a dubitare, ma non cessa mai di amarla.

In questo mondo matriarcale gli uomini non fanno una buona figura, a parte il giovane medico innamorato di Lucia che cerca, con la propria razionalità, di dimostrare la falsità e la follia del pregiudizio e aiuta a dimostrare che veramente il sonno della ragione genera mostri.

Terribile la figura della madre, anaffettiva e concentrata esclusivamente sull’odio verso la figlia reietta, al punto da dimenticare l’amore per tutto il resto.

Brutta Pinella, la sorella invidiosa e gelosa, che sembra la quintessenza della malvagità.

Forte e quasi virile Lucia,  capace di prendere in mano la sua vita e quella della sua famiglia e di amare al di là della paura e dei condizionamenti.

Tenerissima la figura di Ianetta, l’esclusa che lotta per sopravvivere e manifesta il suo amore custodendo piccoli simboli dei suoi cari, traendo la sua forza dalla terra, quasi essa stessa ne fosse parte.

Romanzo indubbiamente ben scritto, che ha il dono di farti sentire testimone diretta di fatti ed eventi e che, con stile per certi versi "verghiano", ti permette di entrare nella testa dei personaggi e condividere i loro pensieri e le loro paure. 
Verghiano è anche il progressivo tracollo della famiglia, che quasi paga la propria colpa contro Ianetta, e che è simboleggiato dal vecchio fico del giardino, testimone muto della tragedia e che, incenerito dal fulmine, rifiorisce quando tutto si è compiuto.  Come nei Malavoglia anche qui la speranza è nei figli dei figli che, dopo aver ascoltato antiche storie (che poi hanno scoperto essere drammaticamente vere), tornano alla vecchia casa, ormai in rovina, e si preparano a ricominciare, anche se non da lì.

Protagonista nello sfondo è la Sardegna, bella e selvaggia, con la sua natura, i suoi nuraghe, la sua cucina e la sua lingua, così "impastata" nel testo da rendertela familiare. 
Protagonista è, però, anche la paura del diverso, dell'ignoto, che ti toglie buon senso, logica e sentimenti. Il paese tutto non ha indugi nel dare alle fiamme la coga, per liberarsi della sua incomoda presenza, così come oggi, per motivi un po' diversi e un po' uguali, si attaccano le case di accoglienza e si bruciano barboni.
Da leggere per meditare.
Con questo post partecipo al venerdì del libro anche questa settimana, con lo straordinario evento di due post in due giorni consecutivi


Commenti

  1. Non capisco se il libro ti e' piaciuto.
    La tua recensione e' molto bella ed esauriente e l'accostamento con Verga mi piace molto.Manca però la tua opinione personale o forse non l'hai messa volutamente.Io ho sofferto da morire leggendo la storia di Ianetta,quello descritto dalla Roggeri e' un mondo troppo lontano dal nostro e risulta impossibile capire certe perversioni Si perché per me la superstizione e' una deviazione grave e so purtroppo che,sia pure non in questi termini mostruosi,c'è ancora tanta gente che crede ai maghi e alle iatture.Detto questo a me il libro è piaciuto moltissimo,il dolore e la solitudine di questa bambina poi diventata adulta vibrano e arrivano fino al cuore.Il finale invece è a mio avviso troppo frettoloso avrei preferito un approfondimento maggiore.

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    1. Effettivamente il mio giudizio è incerto. E' sicuramente una bella storia e ben raccontata, ma c'è qualche limite. Già tu hai fatto riferimento al finale frettoloso, io potrei aggiungere he la figura del medico ( e anche quella del nonno) avrebbe potuto avere un migliore approfondimento. Ricordiamo che è un romanzo d'esordio...ma la scrittrice promette bene

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  2. Mi piace la tua recensione e... se penso che ci sono zone del mondo in cui, sotto diverse spoglie, tutto sommato la donna è ancora al centro di efferati "delitti", beh non è forse poi così lontano da noi... forse solo geograficamente, purtroppo, a testimonianza che la nascita può ancora costituire per alcuni un privilegio, per altri una condanna. Grazie di questo suggerimento.

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    1. Infatti. E questo romanzo ha di bello il fatto che l'autrice riesce a darci anche la visione da parte di Ianetta. Lei non si ribella, non si difende, subisce...e fa quello che ci si aspetta che lei faccia. A riprova che, spesso, la violenza più grave non è quella fisica ma quella psicologica.

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  3. Mi interessano molto le storie matriarcali, la tua recensione è accattivante, mi piace, me lo segno!grazie e buon weekend!

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  4. Sembra una bella storia e la tua recensione invoglia molto a leggerla.

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  5. Storia intensa e coinvolgente, anche se non credo che adesso sia il momento per un libro così!!
    Terrò da conto il tuo consiglio per il futuro!!!

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  6. Sono sempre interessanti, queste storie al femminile. Mi ha ricordato, in qualche modo, Goliarda Sapienza: metto da parte, grazie!

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  7. Lo conosco di fama... ne ho sentito tanto parlare ma non ho ancora avuto occasione di leggerlo. Il tuo post mi ha convinta a farlo avanzare nella lista dei libri da leggere ;-)

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  8. @ Federica: ...e questa è veramente una bella storia!
    @Assia: lo scopo del venerdì del libro è proprio questo, comunicare letture, esperienze, sensazioni
    @ Mammavvocato: c'è un tempo per ogni cosa...e ogni libro!
    @ Squitty: infatti
    @ Povna: non ho ancora letto nulla di suo, ma recupererò, prima o poi
    @ Stefania: O mamma! Ho questi poteri? E com'è che non mi riesce sempre con i miei alunni? ;-)

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